Arrivati a Fidenza, percorrendo la Via Francigena che scende verso sud attraverso l’Appennino, una piccola deviazione dall’itinerario ufficiale è d’obbligo. Nelle campagne parmensi, infatti, in prossimità del borgo di Fontanellato, si trova un luogo carico di suggestioni e scenografie: è il labirinto più grande del mondo, interamente ideato dal suo fondatore, nonché collezionista e bibliofilo, Franco Maria Ricci.
“Sognai per la prima volta di costruire un Labirinto nel periodo in cui ebbi ospite, nella mia casa di campagna, un amico, oltreché collaboratore importantissimo della casa editrice che avevo fondato: lo scrittore argentino Jose Luis Borges. Il Labirinto, si sa, era da sempre uno dei suoi temi preferiti; e le traiettorie che i suoi passi esitanti di cieco disegnavano intorno a me mi facevano pensare alle incertezze di chi si muove fra biforcazioni ed enigmi. Credo che guardandolo, e parlando con lui degli strani percorsi degli uomini, si sia formato il primo embrione del progetto che finalmente, nel giugno del 2015, ho aperto al pubblico.”
Foto di Alessio Crema - @oissela_93 e @ac_aerialdream
L’intento di dar vita ad un luogo carico di simbolismi e scenografie, ma altrettanto funzionale, dotato di spazi culturali e ricreativi, opere d’arte, libri e mostre temporanee, sfocia nella realizzazione di uno straordinario labirinto composto da 200 mila piante di bambù, alte fino a 15 metri. Piante poco utilizzate in Occidente, ma elegantissime, che dividono lo spazio in sentieri tutti uguali, ripetuti all’infinito, in un dedalo intricato di luci e di ombre.
Qui si può passeggiare fino a perdersi, o ritrovarsi. L’indeterminabilità dell’esistenza di cui ci parla Borges nei suoi testi, viene raccolta e rappresentata attraverso un continuo susseguirsi di forme identiche, vicoli ciechi, colori che si sovrappongono. Uno scorrere incessante che ci obbliga a fare una scelta, prendere una direzione e trovare la via d’uscita, come d’altronde accade ogni giorno nei labirinti delle nostre vite. Sembrerà di trovarsi in un luogo simile ai nostri moti più profondi, indecifrabili e alienanti.
Al centro del labirinto, una piramide ci accoglie e si fa simbolo della religiosità del suo fondatore, ma anche del suo misticismo. Un contenitore solido, perfettamente integrato nel contesto in cui si trova e ispirato alle utopie architettoniche neoclassiche, in cui entrare e raccogliersi.
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Accanto al labirinto, un museo ospita le collezioni di opere d’arte del suo fondatore, una biblioteca e uno spazio espositivo per mostre temporanee.
Trascorrere qualche ora in questo luogo magico ci estrania dalla realtà e al tempo stesso ce ne restituisce la sua versione più bella, fantastica e sorprendente.
Per tutti coloro che hanno voglia di perdersi, o di ritrovarsi, consiglio una piccola deviazione lungo la Via Francigena a piedi, da Fidenza a Pontremoli.
Scritto da Chiara |