Non so esattamente quando è stato il momento in cui ho capito che Pienza sarebbe stata per sempre un posto speciale, per me. Ho avuto questo presentimento risalendo la strada panoramica che conduce alla porta di accesso al borgo e che regala una vista sulla Val d’Orcia senza eguali.
Da questo corridoio a cielo aperto, in lontananza, si intravede il Monte Amiata che profila l’orizzonte di una landa vasta e battuta. I filari di cipressi si mescolano a qualche ulivo seguendo dolci saliscendi, le strade bianche scivolano silenziose sulla vallata punteggiata qua e là da casolari solitari. Non c’è ordine in questa natura che esplode di vita senza confini e partiture.
Veduta della Val d'Orcia dalla strada panoramica
Eppure, mi basta voltare l’angolo per addentrarmi nel borgo che un tempo fu Corsignano, che subito un senso di solennità e rigore mi pervade. La sensazione si fa più tangibile una volta raggiunta la piazza centrale, piazza Pio II, il cuore pulsante di questa cittadina che oggi chiamiamo Pienza.
A sinistra la Cattedrale dell'Assunta, a destra Palazzo Piccolomini, residenza estiva di Papa Pio II
Camminare nella piazza trapezoidale, rigorosamente scandita da riquadri in bianco travertino, e trovarmi al cospetto della maestosa cattedrale, o del quattrocentesco Palazzo Piccolomini, produce un effetto estraniante e per un attimo ho la sensazione di trovarmi all’interno di un dipinto rinascimentale.
Rappresentazione pittorica del concetto di città ideale – dipinto di anonimo fiorentino (fine XV secolo).
Tutto sembra trovarsi esattamente nel punto in cui dovrebbe essere, le distanze sono misurate e mai eccessive, le proporzioni studiate, le simmetrie perfette. La tensione verso quell’ideale di bellezza e di perfezione assoluta a cui si aspira fra il 1400 e il 1500, in Italia, qui si è fatto città e si respira nell’aria, passeggiando nella piazza, entrando nella cattedrale o addentrandosi nelle viuzze che si dipanano dal centro.
La Via dell'Amore, sul lato meridionale di Pienza
La progettazione di questo luogo in cui il tempo sembra essersi fermato è il risultato di un’opera di urbanizzazione voluta dal grande umanista Enea Silvio Piccolomini, poi divenuto papa Pio II nel 1458 II. Qui, nel luogo natìo di Corisignano, il papa decise di avviare un processo di ristrutturazione del borgo in un’utopica città ideale che incarnasse i principi dell’età classica e del grande Rinascimento italiano.
Il progetto venne affidato a Bernardo di Matteo Gambardelli, detto il Rossellino, allievo del celebre architetto fiorentino Leon Battista Alberti. In soli 3 anni, l’assetto urbano del borgo medievale fu completamente ridisegnato fino ad assumere le sembianze di quella città ideale i cui spazi acquisivano un'organizzazione nuova, razionale e misurata e la piazza, coronata dai palazzi del potere civile e religioso, tornava ad essere il centro nevralgico della vita cittadina.
La morte improvvisa di Pio II e del Rossellino nello stesso anno, il 1464, arrestò la prosecuzione dell’impresa. Non prima però che quest’ultimo portasse a compimento la realizzazione della parte tergale di Palazzo Piccolomini, la residenza estiva del papa: secondo le sue precise disposizioni, venne fatto costruire un magnifico loggiato a tre ordini che si affacciava sul giardino pensile del palazzo e sul panorama mozzafiato della Val d’Orcia.
Il loggiato di Palazzo Piccolomini
Un paesaggio che papa Pio II conosceva a menadito e che volle porre in comunizazione diretta con gli interni del suo palazzo; da qui la specifica richiesta di costruire il loggiato e il giardino pensile - due novità assolute per i canoni architettonici dell'epoca - da cui godere delle vedute circostanti:
"Ad occidente la vista spazia dall’ultimo piano oltre Montalcino a Siena sino alle Alpi Pistoiesi. Volgendo lo sguardo verso nord, per cinque miglia si stendono colline variopinte e l’amabile verde delle foreste. Aguzzando gli occhi, appaiono lontani gli Appennini e si delinea al culmine del colle la città di Cortona, non lontana dal lago Trasimèno […] Verso il basso appaiono la vallata dell’Orcia, le distese verdi dei prati, le colline coperte d’erba durante la stagione, campi arborati e vigne, città e cittadelle e dirupi precìpiti, e Bagni di Vignoni e Montepescàli, più alto di Radicòfani, portale del sole invernale” (Commentarii - papa Pio II Piccolomini).
Da quando l'ho vista, Pienza è diventata uno dei miei posti del cuore.
Uno scrigno prezioso in cui trovare testimonianze del passato e istantanee sul presente.
Uno luogo unico in cui architettura, arte, urbanistica e paesaggio sono legati in maniera indissolubile e incredibilmente riuscita.
Se vuoi vederla con i tuoi occhi, parti in cammino nella Val d'Orcia, da Montepulciano a Siena.
Scritto da Chiara |