Per me, l’autunno inizia con la prima castagna mangiata.
Da vera appassionata quale sono, inauguro l’inizio della stagione molto prima che le foglie inizino a tingersi di giallo. E difficilmente la concludo prima che si affacci dicembre.
Stavo appunto mangiando una castagna quando ho pensato di scrivere questo articolo; volevo unire due fra le mie cose preferite, l’arte e le castagne – sono ancora indecisa su quale delle due mettere per prima, per ordine di importanza – e non ho potuto far altro che pensare al Keschtnweg, il Sentiero del Castagno.
Siamo in Alto Adige, nella Valle Isarco. Il percorso si snoda dalla località di Varna, a pochi chilometri a nord di Bressanone, fino a raggiungere l’altopiano del Renon.
Il nome del cammino, nemmeno a dirlo, si rifà chiaramente agli alberi secolari che dimorano in queste terre. Scientificamente conosciuti come Castanea sativa, i castagni sono specie vegetali originarie dell’Asia e acclimatate fra le nostre montagne in tempi lontanissimi, probabilmente dai romani. Con i loro frutti provvidenziali hanno sfamato intere generazioni ed oggi danno il nome ad un sentiero ad alta quota fatto di boschi, praterie, leggende misteriose, streghe, folletti e villaggi arroccati.
Fra questi, una menzione d’onore spetta a Chiusa, il pittoresco borgo di cui rimase affascinato il pittore tedesco Albert Dürer, durante il suo viaggio-studio in Italia. Fra i massimi esponenti della pittura rinascimentale nordica e straordinario incisore, Dürer scelse la cittadina di Chiusa come sfondo della sua “Grande Fortuna”, un’incisione allegorica purtroppo andata perduta. Il punto panoramico da cui ritrasse il borgo è tuttora raggiungibile a piedi e restituisce la stessa prospettiva di cui si servì l’artista per la realizzazione dell’opera.
Incisione a bulino della cittadina di Chiusa, Albert Durer. Rappresenta il paesaggio che faceva da sfondo all'incisione della "Grande Fortuna", andata perduta.
Ma come nelle fiabe più belle, il finale riserva sempre le sorprese migliori: attraversato l’ultimo castagneto, oltrepassati i famosi pinnacoli di terra argillosa, si arriva a Castel Roncolo, il maniero illustrato originario del XIII secolo che rappresenta la tappa ideale e conclusiva di questo cammino incantato.
"Le piramidi di terra", pinnacoli di terra formatisi a seguito dell'erosione di rocce moreniche di origine glaciale.
Castel Roncolo, il castello medievale noto come "maniero illustrato", conserva un importante ciclo di affreschi della cultura cavalleresca e dell'amor cortese.
Sulle pareti del castello rivivono antichi rituali di corteggiamento fra dame e cavalieri, balli di corte, tornei di caccia e divertimenti sfarzosi. Una rilettura figurativa degli antichi codici cavallereschi e delle letteratura medioevale più famosa di tutti i tempi; primi fra tutti il ciclo di affreschi legato alle leggende di Re Artù e alla storia d’amore per antonomasia fra Tristano e Isotta.
Un viaggio nella favola attraverso le immagini che verrà svelato nella sua interezza solo a chi sarà disposto ad addentrarsi nel castello alla ricerca di un sogno - evanescente ma bellissimo come solo i sogni sanno essere.
Trovi il viaggio qui: Sud-Tirolo, il Sentiero del Castagno
Scritto da Chiara |