Era il 1923 quando venne istituito uno dei primi Parchi Nazionali in Italia. La regione prescelta fu quella straordinaria terra di montagne possenti, valloni fertili, cascate e altopiani da vertigine: l’Abruzzo. Qui, dove si concentra il maggior numero di Parchi Naturali d’Europa, la natura vergine e incontaminata fa da protagonista, interrotta qua e là da santuari, eremi e abbazie romaniche che si fanno spazio fra le aguzze dorsali calcaree.
Dall’istituzione del primo Parco nazionale d’Abruzzo, che contava circa 30.000 ettari di foreste selvagge alla fine del 1926, le iniziative di tutela e di conservazione della natura subirono una battuta d’arresto nel periodo fascista, in Abruzzo, così come nel resto d’Italia. Ripresero poi con rinnovato vigore solo agli inizi degli anni ’70, quando si diffuse l’idea di sviluppare una rete di aree protette a livello regionale. Oggi, nel ricco sistema di aree protette abruzzesi si annoverano tre grandi Parchi nazionali, un Parco regionale e ventuno riserve naturali.
La possibilità di raggiungere simili livelli di salvaguardia e tutela dell’ambiente è da ricercare nella natura prevalentemente montuosa di questa regione. Un carattere morfologico a tratti insidioso e sfavorevole all’insediamento umano intensivo, che le ha permesso di conservare la sua natura più selvaggia e incontaminata, dove alcune specie vegetali e animali altrove estinte trovano il loro habitat naturale.
Ed è qui che inizia il nostro viaggio, in particolare, in uno dei tre Parchi Nazionale della regione: la Maiella (Majella). Istituito nel 1995, il Parco copre una superficie di oltre 70.000 ettari e include la montagna del Morrone e l’intero massiccio della “Montagna Madre”, con vette che superano o sfiorano i duemila metri.
Visitare il Parco della Maiella significa immergersi nella natura selvaggia del massiccio più singolare dell’Appennino. La roccia calcarea di cui si compone si sgretola di tanto in tanto in misteriose grotte, numerosissime, tra le quali emerge per notorietà quella del Cavallone, nella valle dell’Aventino. I canyon e i profondi valloni che interrompono la lunga sequenza monoliticasono scavati dall’incessante azione dei fiumi, come l’Orfento, il Foro o l’Orta.
Si cammina immersi in una vegetazione ricca e diversificata, la macchia mediterranea lascia spazio ai pianori d’altitudine man mano che si sale. Le foreste di faggio dominano il paesaggio e si arricchiscono di cerri, aceri e castagni, poi sostituiti da formazioni di pino mugo e ginepri nani.
Perdendosi fra i numerosi sentieri che questo territorio regala, non si potrà fare a meno di ammirare alcune fra le 1800 specie floristiche rare che qui crescono ancora: la viola della Maiella, il ranuncolo magellensis, l’aquilegia della Maiella e la stella alpina dell’Appennino.
La biodiversità di questo territorio è straordinariamente ricca anche nella fauna. La Maiella è il regno dell'orso bruno marsicano, il lupo appenninico, il cervo, il camoscio d’Abruzzo. Con un po' di fortuna poi, alzando gli occhi al cielo, potrai avvistare, tra le tante specie di uccelli, l’aquila reale, il lanario, il gufo reale e il falco pellegrino.
Ma la straordinarietà di questo luogo non si esaurisce nelle migliaia di specie viventi che popolano ancora queste montagne. Il legame profondo tra l’uomo e il suo ambiente aleggia costantemente nell’aria e si riscopre nei paesi ricchi di arte e di storia che animano queste terre.
Negli spazi più isolati e remoti del Parco, non sarà difficile imbattersi in monasteri, eremi e luoghi di culto di intensa spiritualità, dove sarà naturale soffermarsi un attimo a meditare e lasciarsi avvolgere dall’aura magica che qui fa da padrona.
Scopri di cosa parlo: visita la pagina del viaggio nella Maiella più selvaggia e parti insieme a noi!
Scritto da Chiara |